Interocezione Sociale

LA QUESTIONE DEL TRATTAMENTO DELLE MALATTIE MENTALI ATTRAVERSO IL CORPO, NEL CONTESTO SOCIALE

Tradotto da Luca Sbrollini, modificato da Jacopo Vanoli

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Modificato da Clara Schüler & Lucca Jaeckel

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  • Settembre 7, 2022
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IL CAMPO EMERGENTE DELL’INTEROCEZIONE SOCIALE – CHE SI PROPONE DI ESAMINARE COME LE EMOZIONI LEGATE ALLA SOCIALITÀ  EMERGANO DA UNA VALUTAZIONE SOGGETTIVA DEGLI STATI CORPOREI – PREVEDE UN REBRANDING DEI “PROBLEMI DI SALUTE MENTALE” COME “PROBLEMI DI SALUTE SOCIALE” E COSTITUISCE L’ESEMPIO PER NUOVE FORME DI TRATTAMENTO SOCIALE, INCLUSA LA TERAPIA ASSISTITA DAGLI PSICHEDELICI. PER CAPIRNE DI PIÙ, NE HO DISCUSSO CON I RICERCATORI DELL’ UC SAN DIEGO, DELL’ UNIVERSITY OF UTAH’S SOCIAL DEVELOPMENT LAB, E DELL’ UNIVERSITY OF ZURICH.

È stato studiando una regione del cervello chiamata insula che il neuroscienziato John Allman ha realizzato che la consapevolezza di sé stessi e la consapevolezza sociale sono parte dello stesso funzionamento .1 Collocata nelle profondità della scissura laterale di Silvio, l’insula appare come un hub  di connessioni isolato dal resto, ed è una delle principali strutture cerebrali responsabili nel tradurre gli stati corporei in emozioni sociali. Inizia la sua attività sin da quando nasciamo, riplasmando l’intimo contatto fisico in sensazioni di piacere o i toni aspri e duri di un genitore in sentimenti di vergogna. Se non riceviamo le appropriate attenzioni da piccoli, il modo in cui l’insula codifica la relazione tra i nostri corpi e le emozioni sociali potrebbe cementificarsi in una maniera problematica e inadatta, predisponendo l’individuo a problemi mentali da adulto.2 Vi sono sempre più evidenze che dimostrano come sia possibile modificare questo rapporto, dal momento che l’insula gioca anche un ruolo importante nelle pratiche terapeutiche come la meditazione, il body trusting e la terapia assistita dagli psichedelici. Nel complesso, queste scoperte suggeriscono che il nesso tra il corpo, il proprio sé e le emozioni sociali ha una rilevanza molto più grande di quello che si potesse sospettare , evidenziando la necessità di più forme di terapia che mirino direttamente alle emozioni sociali,  attraverso il corpo.

IL SÉ INCARNATO

La funzione principale dell’insula – aiutarci a riconoscere l’esperienza presente sulla base di ciò che sentiamo  dentro – è chiamata interocezione. Essa consente di interpretare uno “stomaco vuoto” come una fame fisica, o “le farfalle” come eccitamento o paura. Come menzionato sopra , le emozioni sociali traggono origine da questo processo. Nonostante la connessione tra l’interocezione e le emozioni sociali, poca attenzione scientifica è stata prestata alle origini sociali della prima.

All’interno del Laboratorio di Sviluppo Sociale dell’Università dello Utah (University of Utah’s Social Development Lab), il lavoro pionieristico di Kristina Oldroyd suggerisce che le esperienze sociali precoci impattano significativamente lo sviluppo del Sé incarnato . Il suo team di ricerca ha dimostrato che l’accudimento  insensibile – ad esempio, non prendersi cura propriamente delle necessità di un bambino, o negando del tutto il riconoscimento di un angoscia – può danneggiare le abilità del bambino nel rappresentare accurate sensazioni corporee.3 Per esempio, quando un bambino che sta imparando a camminare cade a terra ed esperisce  dolore fisco, una risposta sensibile da parte di un genitore potrebbe essere “Deve aver fatto male”, mentre una risposta insensibile, dal canto suo, suonerebbe così: “Stai bene, non è niente, rialzati in piedi”. Affinché un bambino sia capace di identificare, rendersi conto ed esprimere segnali fisici, il genitore deve appurare che esperienza sta facendo il bambino, richiamando l’attenzione su di esso, anche dandogli un nome.3

­­­”Nella misura in cui un caregiver riconosce, avvalora e rispetta le esperienze corporee dei propri figli, il bambino svilupperà molto accuratamente l’interocezione”, spiega ­Oldroyd. “Nella misura in cui queste esperienze corporee, invece, verranno negate, svalutate, ignorate o addirittura punite dai genitori, il bambino cercherà sempre dei modi per evitare di farne esperienza , e svilupperà un senso distorto dell’interocezione”.3

Oldroyd sostiene che il modo in cui impariamo a regolare il dolore fisico non è diverso dal modo in cui impariamo a regolare il dolore emotivo – in entrambi i casi, la nostra dimensione sociale emerge come esperienza corporea. Studi neuroscientifici supportano la sua teoria, dimostrando che i bambini ansiosi o con stile di attaccamento evitante, palesino una marcata riduzione del volume dell’ insula rispetto ai bambini con attaccamento sicuro.4 Ove il Sé incarnato  dovesse rimanere invariato nel corso della vita adulta di questi bambini, nel momento in cui le relazioni diventano più complesse e le regolazioni socio-emotive più importanti, Oldroyd ritiene che è l’interocezione impoverita stessa che può condurre alle patologie come l’ansia, la depressione e la dipendenza. Può persino spingere alcuni di noi ad estraniarsi dai legami sociali quando, per assurdo, è proprio ciò di cui abbiamo più bisogno.

INTEROCEZIONE E SALUTE SOCIALE

“Un’idea su cui sto lavorando”, dice Andy Arnold, uno psicologo ed esperto di interocezione all’Università della California San Diego e Visiting Professor alla Knox College, “è che l’interocezione potrebbe rivelarsi un meccanismo critico for ponderare le risorse necessarie nella nostra vita. Se diamo meno peso all’analisi della nostra interocezione , allora potrebbe non essere più possibile riconoscere accuratamente il senso di mancanza di risorse necessarie, come i legami sociali, ed agire di conseguenza”. Per esempio, la dipendenza potrebbe essere interpretata come una valutazione errata di risorse dove tu “sovrastimi l’importanza della sostanza ma sottostimi quella di altri stimoli nella tua vita”, mi ha riferito Arnold, aggiungendo che l’insula probabilmente gioca un ruolo critico in questo processo.

Ma funziona anche nell’altro verso: le sostanze stupefacenti interrompono/arrestano/bloccano l’interocezione e danneggiano l’insula. Le immagini cerebrali di persone con problemi di dipendenza dall’alcol mostrano livelli di materia grigia molto ridotti nell’insula, caratterizzata da una vasta perdita di neuroni Von Economo (o “cellule dell’empatia”),5 una specializzazione evolutiva umana relativamente recente ritenuta cruciale per la sensibilità interocettiva e il comportamento prosociale.6 Paradossalmente, in alcuni casi, danni a carico dell’insula riparano questi comportamenti di dipendenza. In uno studio del 2015 proprio sulla dipendenza, i ricercatori dell’University of Southern California osservarono:” Da una parte, la dipendenza alcolica danneggia l’insula. Dall’altra parte, i danni all’insula riducono la brama  per l’alcol stesso.”7

Ma se si osserva la dipendenza come una questione di salute sociale, ciò non appare più come una contraddizione. Normalmente, l’insula ci motiva a ricercare una ricompensa sociale, ma se non siamo capaci di capire le nostre necessità socio-emotive basate su ciò che sentiamo, potremmo puntare agli stupefacenti per risolvere questa incertezza. L’utilizzo pesante di sostante è come riempire una tanica con il carburante sbagliato: nel momento in cui sia la mente che il corpo hanno bisogno di una connessione sociale, attingere da qualcos’altro danneggia tutto il sistema nonostante appaia funzionare normalmente. In questo caso, forse, la relazione abituale con la sostanza stupefacente sopravvive al motivo originale che ci ha spinto ad utilizzarla. D’altra parte, un danno sostanziale all’insula può addirittura distruggere i suoi registri sull’uso degli stupefacenti come sostituti delle ricompense sociali, e pertanto ridurre immediatamente la loro bramosità.

L’insula ci mostra quanto sbagliate possono essere le etichette che diamo alle malattie come l’ansia, la depressione e la tossicodipendenza come questione di “salute mentale”. Se inizialmente l’interocezione si è sviluppata nel contesto delle relazioni interpersonali, allora anche molte afflizioni  annesse lo sono – e, dunque, anche i nostri trattamenti dovrebbero esserlo.

CONNETTERSI ATTRAVERSO IL CORPO

Nel novembre del 2019, Arnold e la sua collega, la neuroscienziata Karen Dobkins, pubblicarono una prima discussione accademica che chiamarono “Social Interoception”, sostenendo che l’abilità interocettiva agevola la vita sociale. Per comprendere come l’interocezione potrebbe agire in un contesto sociale, immaginiamo un incontro che aumenti il proprio battito cardiaco – una risposta atta ad aumentare lo stato di allerta e prepararci per la “lotta o fuga”. Dobkins e Arnold ritengono che non sia larisposta fisiologica, di per sé, la causa dello stress sociale, bensì la nostra interpretazione. I due ricercatori fanno riferimento a una serie di studi condotti da dei ricercatori a Monaco, i quali hanno utilizzano test di stress sociale basati sul public speaking improvvisato9 e sull’esclusione sociale,10  in un contesto di gioco, per misurare l’interocezione. I ricercatori hanno trovato che le persone con una più alta accuratezza  interocettiva riferivano minori emozioni negative dopo l’estenuante test sociale, nonostante la conduttanza della loro pelle e il battito cardiaco fossero simili ai partecipanti con una minore accuratezza interocettiva . In altre parole, due persone possono avere lo stesso stato corporeo interno ma esperire un livello di disagio sociale completamente diverso.

“Questo  conduce all’interessante idea che, forse, la maggiore accuratezza interocettiva ci permette di identificare la risposta fisiologica come derivante da una ‘situazione sociale’ esterna ed oggettiva, più che da un attributo di sé stessi”, dichiarano Dobkins e Arnold. “Questo potrebbe riflettere una migliore regolazione emotiva nelle situazioni sociali”. Oldroyd rievoca queste idee in un suo stesso lavoro: “è la propensione a interpretare i segnali corporei in malo modo , più che a fare caso degli stessi , che contribuisce ai sintomi sia cognitivi che comportamentali dell’ansia.”

C’è un importante sottotesto  a queste dichiarazioni: forse non siamo nati con le nostre varie nevrosi sociali. Forse siamo nati con una predisposizione verso i segnali sociali positivi, verso il legame con gli altri. La scarsa interocezione, spesso sviluppata nel contesto di un’infanzia avversa , potrebbe essere ciò che spinge questa tendenza verso i segnali negativi. Il modo di riportarla indietro, dice Dobkins, potrebbe essere iniziare ad ascoltare e a fidarsi del proprio corpo prima che la nostra mente salti a delle conclusioni. Nel loro lavoro sulla solitudine, Dobkins e Arnold hanno riscontrato che un particolare parametro dell’interocezione – la fiducia nel proprio corpo – predice le variazioni di solitudine individuale tra gli studenti universitari dell’UCLA,11 suggerendo che la connessione con i nostri corpi è ciò che ci consente di connetterci con gli altri, che significhi fare più amici o semplicemente farne di diversi. Più confidiamo nel nostro corpo, più diventiamo capaci di comprendere non solo noi stessi, ma anche gli altri, e a connetterci con loro.

“Sai cosa si prova quando tu ed un altro siete “sulla stessa lunghezza d’onda”?” dice Dobkins. “Bene, non è ciò di cui sto parlando. Questo  è ciò che la mente riporta, dicendoci “l’altra persona ed io vogliamo la stessa cosa”. Il legame è basato sul corpo. È un sapere nel corpo. Il che significa che abbiamo bisogno di conoscere il nostro corpo”.

L’emergente campo  dell’interocezione sociale potrebbe aiutarci a capire meglio, e a curare, non solo la solitudine ma anche l’ansia, la dipendenza, i disturbi dell’alimentazione, la depressione e altre condizioni tradizionalmente associate a schemi mentali più che a segnali corporei. Difatti, l’interocezione sociale potrebbe rivelarsi il pezzo chiave del puzzle per spiegare come funziona la terapia assistita dagli psichedelici.

SOSTANZE PSICHEDELICHE ED INTEROCEZIONE

Facendo parte del Salience Network, una delle principali funzioni dell’insula è quella di orchestrare l’attività tra gli altri network, incluso il Default Mode Network e il Central Executive Network. Nel 2017, Robin Carhart-Harris e il suo team di ricerca all’Imperial College London scoprirono che l’ipo-connettività dell’insula era una “firma neurobiologica delle esperienze con MDMA”, insieme a una ridotta ansietà, a delle sensazioni corporee alterate e cambiamenti dell’interocezione.12 “Ulteriori delucidazioni su come l’ MDMA agisce sull’insula,” scrive Carhart-Harris, “potrebbero rivelarsi cruciali per chiarire il sostrato  neurobiologico nel ri-emergente interesse verso l’MDMA come coadiuvante terapeutico alla psicoterapia nel trattamento dei disturbi dell’ansia, incluso il PTSD.” Altri gruppi di ricerca hanno trovato risultati simili, correlando l’ipo-connettività dell’insula alle esperienze con LSD.13

La ricerca sui correlati neurali delle differenti tipologie di meditazione mindfulness, puntano, alla stessa maniera, verso l’insula e al corpo. Commentando uno studio sulla Gentilezza amorevole, l’attenzione focalizzata, il monitoraggio aperto e la recitazione dei mantra (Loving Kindness, Focused Attention, Open Monitoring, and Mantra Recitation), Carhart-Harris nota come, nonostante questi 4 stili di meditazione siano chiaramente dissociati rispetto ai loro correlati neurali, vi siano “degli schemi ricorrenti di modulazione dell’attività, in particolare nell’insula, un’ importante area multisensoriale fortemente coinvolta nella consapevolezza interocettiva”.14 Il ricercatore suggerisce che questa implicazione dell’insula in tutte e 4 le tipologie di meditazione indichi “il ruolo centrale del controllo attentivo sulla consapevolezza corporea, ed in particolare sulla piena coscienza del respiro, durante le varie pratiche contemplative”. Come abbiamo visto, la consapevolezza del proprio corpo è strettamente associata alle emozioni sociali, e potrebbero aiutare a spiegare i benefici sia della meditazione mindfulness che della terapia psichedelica.

GLI PSICHEDELICI E L’ESSERE CONNESSI

All’università di Zurigo, Katrin Preller studia i benefici degli psichedelici sulla salute sociale. Il suo lavoro in questo campo conferma l’asserzione di Allmann il quale sostiene che il come vediamo noi stessi è inestricabilmente intrecciato alla percezione sociale. Per esempio, è stato visto che sia la psilocibina che l’LSD riducono la sofferenza sociale specificatamente attraverso alterazioni nel self-processing,15 che include esperienze di unità e connessione.

“Uno dei principali aspetti dell’esperienza psichedelica è il senso di connessione – con l’universo, con la natura, ma soprattutto con l’ambiente sociale,” mi ha riferito Preller. “Inoltre, notiamo un incremento dell’empatia, il che potrebbe essere un’importante fattore contribuente alla sensazione di connessione (connectedness). Nei trial clinici, stiamo testando l’ipotesi che questa esperienza contribuisca all’efficacia della terapia assistita con gli psichedelici.”

In un’affermata serie di studi della Johns Hopkins riguardo la dipendenza da psilocibina e nicotina, i partecipanti “hanno identificato i fattori sociali, i.e., fumare come espediente per legare con le persone, che contribuiscono alla loro dipendenza”.16 Gli stessi hanno riportato sentimenti di affetto e di connessione con l’ambiente e le altre persone, indotti dalla psilocibina, che erano indipendenti dal fumare come gesto  sociale, ed erano importanti per smettere di fumare.17 “La psilocibina può aver ri-installato il processo di gratificazione sociale, aiutando i pazienti a superare le loro dipendenze,” specula Preller. “La mia speranza è che la terapia sarà sempre più focalizzata sulla cognizione sociale e l’ambiente sociale dei pazienti. Per esempio, la formazione sociale può aspirare a rifondare il processo di gratificazione sociale nei pazienti con dipendenze, aiutandoli a riconnettersi con il loro stesso ambiente sociale”.

Ricerche sull’insula e sull’interocezione sociale suggeriscono che il corpo sia il principale canale attraverso cui questi cambiamenti debbano accadere. I sentimenti di affetto e connessione sono esattamente questo – sentimenti. Sembra come se dovessimo sentire un compenso sociale e tenercelo stretto nel nostro corpo, per fermare l’esigenza di sostituirlo. Così facendo, forse ristabiliamo una qualsivoglia forma di impostazione di default. Per ciò che sappiamo, “l’essere connessi” può non essere affatto un sentimento additivo. Al contrario, potrebbe rappresentare le spoglia, o la primordiale sensazione che il proprio sé è socialmente strutturato. E mentre può essere una nuova sensazione per la psiche, il lavoro di Oldroyd suggerisce che non lo è per il corpo. Forse questo è il motivo per cui le esperienze psichedeliche possono essere percepite così profondamente da alcuni: nel profondo dei loro corpi, loro l’hanno sempre saputo.

DALLA CONNETTIVITÀ GLOBALE ALLA PLASTICITÀ LOCALE

Nell’ aprile del 2019, i ricercatori della Johns Hopkins University pubblicarono uno studio condotto sugli animali che mostrava come la MDMA riaprisse un “periodo critico” in cui il cervello del topo è sensibile all’apprendimento del valore di ricompensa dei comportamenti sociali.18 Nonostante sia uno studio di tipo neurobiologico, che attribuisce questa riapertura ad una maggiore plasticità cerebrale indotta dall’ossitocina, i meccanismi comportamentali richiamano molto quelli della teoria giovanile dell’interocezione di Oldroyd: periodi critici vennero descritti per la prima volta nelle oche delle nevi (Anser caerulescens, n.d.T.) negli anni ’30 quando fu osservato che i pulcini si legavano a un oggetto se la madre spariva 24 ore dopo la schiusa delle uova, ma non 48 ore dopo. Potete ben immaginare quali di questi pulcini fossero i migliori a socializzare attraverso i loro stati corporei facendosi adulti, supponendo che le papere siano sufficientemente autocoscienti per farlo. Nello studio della Hopkins, i topi adulti a cui era stato somministrato MDMA palesavano comportamenti prosociali che normalmente sono osservabili degli stadi giovanili, formando associazioni positive tra il cameratismo ed un certo tipo di lettiera nel loro stabulario. La neuroscienziata Gül Dölen e il suo team di ricerca hanno scoperto che questo accade solo se la sostanza è somministrata al topo in presenza di altri topi, ma non se viene data quando i topi sono soli. “Questo suggerisce che la riapertura del periodo critico tramite MDMA può dipendere da se il topo è in un contesto sociale o meno,” dice Dölen.

LA TERAPIA INCARNATA NEI CONTESTI SOCIALI

Sebbene Dölen suggerisca che questo tipo di trattamento potrebbe funzionare per gli umani, rafforzando il legame psicoterapista-paziente, io suppongo che faccia il caso anche a un nuovo tipo di terapia – qualcosa sulla scia della terapia sociale incarnata, o ad un gruppo di lavoro sul corpo condotto da psicoterapisti. L’apprendimento della gratificazione sociale avviene tramite il corpo, in un contesto sociale, gran parte perché socializziamo proprio attraverso il corpo in giovane età. Se il fine terapeutico è una socialità perfettamente adattata , allora perché non porre più enfasi sulla connessione come terapia?

Difatti, sembrerebbe questionabile il fatto che ognuno di noi debba guarire come soggetto isolato, dal momento che nasciamo per legarci ad altri e per il resto delle nostre vite tutto è costruito attorno a legami. Non importa quanto solida sia la tua relazione col tuo terapista, la dinamica è spesso quella di un oggetto che viene indagato al microscopio. La terapia moderna ha ancora sentori di stigma e quarantena – i nostri problemi, così privati, andrebbero tenuti in segreto. Anche la Terapia per Esperienza Somatica (Somatic Experiencing therapy), che per lo meno ci rivela questi problemi attraverso il corpo, di norma approccia il paziente individualmente, come in isolamento. Non dobbiamo necessariamente condividere i nostri problemi per guarire. Invero, alcuni pazienti affetti da PTSD diventano asintomatici a seguito di terapia assistita da psichedelici in cui neanche una parola è stata scambiata.19 Ma potrebbe anche darsi che l’unica strada perseguibile sia quella di aprire le porte dell’apprendimento sociale – e guarire dalle malattie sociali – attraverso il corpo, gli uni con gli altri, e proprio tramite quella parte del cervello che, ironicamente, sembra starsene tutta da sola.

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Bibliografia

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