Essay
Arts & Social Implementation & Society


Cronache della psilocibina

Un viaggio attraverso l’uso dei funghi psicoattivi nella cultura antica, nella ricerca contemporanea e nella terapia del futuro

Secondo il micologo Paul Stamets, la presenza di funghi è indice di un ecosistema sano e biodinamico. Tuttavia, è risaputo che certe specie di psilocibina tendono a crescere in habitat “disturbati”.2

È dall’epoca preistorica che l’uomo consuma funghi neurotropici, o è una pratica sviluppata relativamente di recente? Nel primo caso, che ruolo hanno giocato questi alteratori degli stati di coscienza in era antica? Queste sono domande ancora discusse tra antropologi, scienziati ed etnomicologi.

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Miceti – funghi – funghi magici?

Prima di addentrarci nella discussione, è importante capire le fondamenta dell’anatomia dei funghi, il ciclo di vita e l’habitat. Il termine “fungo” indica soltanto il corpo fruttifero del micete, visibile sulla terra a occhio nudo. Sotto la superficie c’è una rete di cosiddetta ifa, lunghi filamenti ramificati del corpo del fungo: ne costituiscono il micelio, che è la parte necessaria per la proliferazione e l’assorbimento delle sostanze nutritive. Il micelio può essere enorme: uno dei più grandi mai scoperti è stata una singola Armillaria bulbosa estesa su 15 ettari, con un peso di 10.000 kg. Si sospetta che quel fungo in particolare, trovato negli Stati Uniti, abbia 1500 anni.1

È interessante notare come la presenza di funghi in un determinato habitat dica molto dell’ecosistema circostante. Secondo il micologo Paul Stamets, la presenza di funghi è un diretto indice di un ecosistema sano e biodinamico. Tuttavia, è risaputo che certe specie di psilocibina tendono a crescere in habitat ‘disturbati’.2

Come si può osservare, questi organismi sono davvero stupefacenti. Per questo, funghi di ogni specie hanno affascinato scrittori, poeti, artisti, musicisti, scienziati e, più di recente, archeologi e antropologi.

Parlando di funghi psicoattivi, bisogna ricordare che sono due le specie più importanti: da una parte, le specie che contengono acido ibotenico, e dall’altra, le specie che contengono psilocibina e le molecole di indolo correlate.

Fino a ora, gli scienziati hanno scoperto 209 specie che rientrano in queste due categorie.3 Questo post indaga i dettagli di entrambi i tipi di funghi psicoattivi.

L’antico uso dell’Amanita muscaria

Il primo fungo reputato essere il più usato nella storia dell’uomo dell’antichità per esperienze di stati alterati di coscienza è la spettacolare Amanita Muscaria, la ‘moscaria’, o ‘ovo malefico’, di colore rosso-arancio (Fig. 1). Il botanico e PhD finlandese Harri Nyberg sostiene che l’antico uso della moscaria abbia giocato un ruolo importante nelle origine dello sciamanesimo siberiano.4

Nella Siberia occidentale, l’ingestione era riservata agli sciamani. Al contrario, nella Siberia orientale sia sciamani che laici assumevano il fungo per scopi religiosi e ricreativi – per intrattenersi durante le lunghe e buie notti dell’inverno siberiano.4 A indicare quest’uso enteogenico dei funghi psicoattivi sono i petroglifi (intagli rupestri) fungoidali scoperti dagli archeologi su formazioni rocciose molto esposte, nella regione del Fiume Pegtymel, in Siberia orientale, che sembrano avere significati sciamanici.5 Oltre alla Siberia, ci sono prove a suggerire che anche i Vichinghi e altre civiltà usassero questi funghi.6  Si crede che il loro uso diede origine a storie e miti come quello di Santa Claus.7

Le culture attorno all’uso dell’Amanita tra le civiltà erano svariate, e così anche i modi di somministrazione differivano. Nel ‘700, il botanico tedesco Georg Wilhelm Steller ha proposto l’ipotesi che fosse probabile che i cervi mangiassero la moscaria, rendendo così la loro carne intossicante per chi se ne nutrisse, umani o altri animali. D’altronde, sono comunemente accettati altri due metodi di assunzione della moscaria, tradizionalmente.

A volte, il fungo era usato sotto forma di unguento, tipicamente applicato sulle mucose, come i genitali o l’ano, con un bastone (spesso un manico di scopa – alcuni qui vedono un’analogia con la stregoneria). Oppure, per quanto suoni sgradevole, spesso si beveva l’urina di chi aveva mangiato l’Amanita. In quest’ultimo caso, a mangiarlo era tipicamente lo sciamano, che digiunava per i tre giorni precedenti, così da garantire la purezza dell’urina.8

Lo scopo di un simile processo a cui sottoporre il fungo dell’Amanita era forse di aumentare gli effetti psicoattivi e di minimizzare gli effetti collaterali tossici per il consumatore finale. L’alcaloide principale della moscaria è l’acido ibotenico, che è tossico, ma moderatamente psicoattivo. Dopo il consumo, l’acido ibotenico è metabolizzato per formare il muscimolo, pronto per passare nelle urine. Il muscimolo è molto meno tossico ed è il responsabile principale degli effetti psicologici dell’Amanita.9

L’antico uso di funghi che contengono psilocibina

Il genere Psilocibe rappresenta il secondo vasto gruppo di funghi psicoattivi. Di questo genere, la Psilocybe semilanceata è uno dei funghi psicoattivi più comunemente usati in Europa oggi (Fig. 2). Le inequivocabili prove scritte più antiche dell’uso umano di questo fungo risalgono al Diciottesimo secolo. In particolare, nel 1799 il chimico Augustus Everard Brande ha documentato un’intossicazione di Psilocybe semilanceata in una famiglia britannica che aveva preparato un pranzo con dei funghi raccolti nel  London Green Park.10 Il padre e i quattro figli hanno esperito i tipici sintomi associati all’ingestione: dilatazione della pupilla, riso spontaneo e allucinazioni. Sulla base di questa prova di ingestione piuttosto recente, alcuni autori contestano la possibilità di un antico uso di psilocibina da parte dell’uomo su scala mondiale. D’altra parte, molti portano come prova i ritrovamenti archeologici dell’arte rupestre del consumo umano di funghi contenenti psilocibina. Questi artefatti sono la nostra principale fonte di informazioni riguardo i potenziali usi di piante psicoattive in un passato remoto.

Già negli anni ’50 del Novecento, sono state scoperte delle pitture rupestri plausibilmente raffiguranti funghi che contengono psilocibina in Algeria, a Tassili n’A jjer.5 La regione montagnosa di Tassili n’Ajjer nella parte dell’Algeria delle case nel deserto del Sahara è considerata la più antica prova preistorica dell’uso di funghi psicotropi da parte dell’uomo, attorno al 9000-7000 A.C. In uno dei disegni della caverna, le figure umanoidi danzano o corrono e hanno dei funghi attaccati alla testa, probabilmente a indicare l’influenza delle sostanze psicotrope sulle loro menti.11 C’è chi crede che il fungo dipinto nella caverna algerina sia lo Psilocybe mairei, che è risaputo crescere in Nord Africa.11,12

Un’altra apparizione artistica del fungo, più recente, è uno dei rilievi della porta bronzea della cattedrale di Hildesheim, in Germania. Quest’opera medievale illustra una scena in cui Dio rimprovera Adamo ed Eva per aver mangiato parti dell’albero della conoscenza nel Giardino dell’Eden. Il chimico e micologo Jochen Gartz, PhD, pensa che l’albero possa essere una rappresentazione della Psilocybe semilanceata.12

La più recente scoperta archeologica di murali contenenti tori e pittogrammi fungoidali è stata nel 1918 a Selva Pascuala, in Spagna (Fig. 4). Si considera che questa rappresentazione congiunta di tori e funghi sia in relazione all’habitat legato al letame di certe specie coprofaghe (che crescono in sterco o feci) del genere

Psilocybe. I disegni sono stati messi in relazione con la cultura spagnola levantina, conosciuta per le sue descrizioni magiche e rituali, e c’è chi specula sulla possibilità che sia la Psilocybe hispanica a essere rappresentata in quei pittogrammi.5

Si pensa che più di 20 diverse specie di Psilocybe siano state usate nei rituali in Messico,11 e che siano state rappresentate su sculture in ceramica, lasciandoci testimonianze artistiche da ammirare. Molti di questi artefatti provengono dall’attuale New Mexico, e risalgono alle ere Maya classica e pre-classica, più di 2000 anni fa.13,14

Si sospetta che l’uomo abbia ingerito funghi con psilocibina anche nell’Antica Grecia. Per esempio, è risaputo che i partecipanti ai rituali dei segreti eleusini facessero uso di sostanze che alteravano la mente.12,15 Tuttavia, non è ancora chiaro se usassero proprio funghi con psilocibina. A supporto di questa ipotesi, degli archeologi hanno trovato degli indizi a Farsala, in un rilievo intagliato risalente al quinto secolo A.C.15 Il rilievo raffigura due dee eleusine che tengono dei funghi: secondo alcuni storici, può trattarsi di Claviceps purpurea17 così come uno della specie Psilocybe.12

Le molte scoperte di quelle che sembrano essere raffigurazioni artistiche di funghi supportano le teorie di un uso preistorico di psilocibina in molte regioni. Ma l’uomo preistorico di tutte queste parti del mondo era davvero alla ricerca di metodi per alterare la propria mente – e se sì, perché? Sono domande che restano senza risposta.

I due grandi movimenti di Rinascimento

Se il consumo di psilocibina era diffuso mondialmente e risale a quanto indicato dalle pitture rupestri delle caverne, c’è stato un intervallo incredibilmente lungo di storia umana in cui questi funghi non venivano consumati. Il micologo Paul Stamets e l’antropologo e PhD Jerry Brown, autore di Psychedelic Gospels, affermano entrambi che il diffondersi del Cristianesimo in Europa e la Grande Peste hanno giocato un ruolo importante in questo intervallo storico.2,18

Sostengono che, poiché la bibbia consiglia ai suoi seguaci di mantenersi vigili e con la mente sobria per poter essere considerati buoni cristiani, l’assunzione di funghi con lo scopo di esperire Dio non è stata abbracciata dalla Chiesa. L’inquisizione, con l’obiettivo di combattere l’eresia, è forse stata lo strumento per fermare l’uso di sostanze che alterassero la mente.18

Tuttavia, non si sa se ancora venissero usati i funghi psicoattivi nelle regioni della cristianità. Inoltre, anche se fosse, la diffusione del Cristianesimo e il periodo dell’Inquisizione da solo potrebbero non spiegare abbastanza la cessazione dell’uso di funghi psicoattivi.

Il primo Rinascimento

Nel 1938, l’etnobotanico Richard Evans Schultes ha osservato una cerimonia a base di funghi a Oaxaca, in Messico.19 Successivamente, ha pubblicato un opuscolo in cui descriveva la sua osservazione per l’Harvard University Botanical Museum. In seguito, uno dei primi outsider che prese parte alla cerimonia è stato R. Gordon Wasson20, un micologo che nel 1955 ha viaggiato in America Centrale per incontrare la sciamana Maria Sabina. L’esperienza e il resoconto di Wasson hanno presumibilmente giocato un ruolo chiave nella diffusione dei funghi psicoattivi negli Stati Uniti.

La fase successiva del primo rinascimento dell’uso della psilocibina è stata catalizzata dal movimento hippie degli Stati Uniti, iniziato nei primi anni ’60, che finì per diffondersi in tutto il mondo. Il nucleo del movimento si focalizzava sull’armonia con la natura, la vita comune, la sperimentazione artistica e l’uso diffuso di sostanze ricreative – tra cui i funghi psilocibinici. In parallelo, c’è stata una prima ondata di ricerca scientifica sugli effetti dei funghi psicoattivi. Tuttavia, verso la fine della decade, le droghe psichedeliche sono state rese illegali e le ricerche interrotte.

Il secondo Rinascimento

Il secondo rinascimento della ricerca psichedelica sta avendo luogo proprio adesso ed è incentrato sulla medicalizzazione e, da qualche parte, sulla decriminalizzazione della psilocibina. Gli scienziati stanno rivitalizzando la ricerca interrotta al termine del primo rinascimento.

I problemi affrontati dagli scienziati dell’epoca precedente si presentano ancora oggi – a causa dello stato legale della psilocibina, i ricercatori devono superare numerosi ostacoli normativi per ottenere l’approvazione degli studi sulla sostanza. È solo negli ultimi anni che certe autorità statali si sono aperte un po’ di più verso questi studi – forse, in parte, grazie a organizzazioni come la Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS), l’Heffter Research Institute, e la Mind Foundation, di più recente fondazione, che stanno sostenendo e conducendo le ricerche.

La psilocibina è studiata per una pletora di malattie mentali e saggi molto popolari, come il ben noto Come cambiare la tua mente di Michael Pollan, mettono in risalto il potenziale di simili sostanze. Sono segnali ottimistici per il futuro uso medico dei rimedi psichedelici. Parallelamente, sono sempre più frequentati e frequenti i festival psichedelici, che saltano fuori come funghi dopo l’acquazzone.

La speranza è che oggi sia un momento transitorio, una sorta di purgatorio tra il proibizionismo e un futuro in cui le sostanze psichedeliche possano venir approcciate eticamente e razionalmente, tenendo a mente la saggezza del passato. È solo con questo approccio che le decisioni di oggi posso modellare un futuro al servizio di noi tutti.

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Bibliografia:

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  5. Akers, B.P., Ruiz, J.F., Piper, A. et al. 2011. A Prehistoric Mural in Spain Depicting Neurotropic Psilocybe Mushrooms? Econ Bot. 65:121–128

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  18. Interview Jerry Brown, PhD. Dec 2017.https://psychedelictimes.com/the-secret-psychedelic-mushroom-initiations-of-early-christianity-interview-with-jerry-brown/

  19. Schultes RE, Hofmann A, Rätsch, C. 2001. Plants of the Gods: Their Sacred, Healing, and Hallucinogenic Powers. Rev. and expanded ed., Healing Arts Press.

  20. Wasson, R. Gordon. 1976.Maria Sabina and Her Mazatec Mushroom Velada. New York: Harcourt.


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