Essay
Consciousness Research Mental Health Philosophy & Consciousness Psychology Self-Development


Come può aiutarci la Bewusstseinskultur ad affrontare la condizione umana?

Una prospettiva esistenzialista

“L’uomo puo’ essere vittima o arteficie del proprio destino.” 

HERBERT SPENCER

Recentemente, il concetto della Bewusstseinskultur (n.d.r. in italiano cultura della consapevolezza) ha guadagnato molta attenzione. Questo articolo si concentrerà su come l’utilizzo di alcuni suoi elementi chiave potrebbe essere vantaggioso sia per l’individuo che per la società.

Al fine di formulare un approccio pratico che sia il più chiaro e comprensibile possibile, non mi soffermerò sul background teoretico. Al contrario, mi concentrerò su ciò per cui la Bewusstseinskultur è direttamente rilevante per l’individuo medio che si confronta con l’esistenza. Ho studiato filosofia e considero la prospettiva esistenzialista molto importante, per cui seguirò questo approccio.

Il mio obiettivo è mostrare che tutti coloro che cercano di stabilire la qualità dei propri stati di coscienza possono applicare la Bewusstseinskultur in modo efficace. Prima di tutto, definirò la Bewusstseinskultur seguendo uno schema formato da tre punti, che è il cuore di questo articolo:

  1. Valutare la qualità degli stati di coscienza (di qualcuno)
  2. Determinare quali stati sono importanti, e
  3. Coltivare questi stati positivi

Dopo aver chiarito il punto di vista esistenzialista, spiegherò questi tre passaggi più nel dettaglio. Infine, discuterò le sfide nel processo di promozione della Bewusstseinskultur nella società e offrirò una panoramica sul potenziale impatto sociale della Bewusstseinskultur.

La Bewusstseinskultur dal punto di vista esistenziale

La prospettiva esistenziale riguarda la condizione umana, la condizione in cui tutti gli esseri umani vivono. Questo punto di vista non si riferisce tanto alla cultura o al sistema politico in cui gli individui esistono. Al contrario, esso sottolinea le basi esistenziali che caratterizzano la vita di tutti, indipendentemente da stato, religione, cultura, e altri fattori che variano in tutto il mondo. Gli esistenzialisti si domandano: cosa rimane quando si mettono da parte questi fattori? Quali sono le costanti della vita umana?

Tutti si confrontano con la propria mortalità. L’inevitabilità della morte non cambia nelle diverse parti della terra. Inoltre, tutti stanno cercando il significato della vita. Tutti inseguono quelle cose che rendono la vita degna di essere vissuta. Nel fare ciò, ogni essere umano potrebbe riconoscere che è necessario assumersi la responsabilità della propria vita. Senza uno sforzo per decidere della propria vita, ci si può far controllare da fattori esterni – o addirittura assumere il ruolo della vittima.

Questi sono alcuni degli elementi chiave della condizione umana: mortalità, significato, responsabilità. Ma qual è la connessione tra Bewusstseinskultur e condizione umana? La risposta in breve è: consapevolezza. Mentre viviamo le nostre vite, ci confrontiamo con la mortalità, cerchiamo un significato, e ci assumiamo la responsabilità, siamo anche consapevoli di noi stessi. Gli esseri umani non solo hanno un’esperienza soggettiva di per sé, essi hanno anche l’abilità di riflettere sulla propria esperienza. Questa riflessione ci permette di esprimere giudizi. Detto in modo semplice: noi possiamo decidere quali esperienze vogliamo ripetere e quali esperienze vogliamo evitare in futuro.

Utilizzando un vocabolario più tecnico, le esperienze possono essere divise in una serie di stati di coscienza. In qualsiasi momento è presente un determinato stato di coscienza. Questi stati costituiscono ciò che percepiamo come le nostre vite. È lecito dire che ci sono stati di coscienza che preferiamo rispetto ad altri. Nel corso della vita, ogni individuo fa esperienza di stati di coscienza che considera benefici e di valore, così come stati che sono meno utili o addirittura deleteri.

In modo molto semplicistico, ci sono almeno tre costituenti di uno stato di coscienza da considerare: pensieri, emozioni, e comportamento. Gli stati possono comportare emozioni più forti o più leggere, positive o negative, più o meno pensieri, e un comportamento che è più attivo o passivo (il comportamento più passivo potrebbe essere il sonno profondo). Comunque, è importante conoscere queste informazioni al fine di comprendere come la Bewusstseinskultur possa aiutare ad affrontare la condizione umana. Cambiando i propri pensieri, emozioni e azioni, la qualità degli stati di coscienza può essere modificata, e nel migliore dei casi, migliorata.

Ma cos'è uno stato di coscienza benefico?

La totalità degli stati di coscienza viene valutata in modo diverso da individui diversi. Ma io, così come il Prof. Thomas Metzinger, credo che ci siano stati che possono essere benefici per la maggior parte degli esseri umani. Ad ogni modo, questa è una premessa della Bewusstseinskultur che, per esempio, il Dr. Sascha Fink contesta.2

Senza negare la libertà di scelta, possiamo esaminare ciò che caratterizza questi stati e come essi possano essere volontariamente evocati. Infatti, tutti potrebbero inventare i propri criteri per ciò che è uno stato benefico. Io ritengo che ogni individuo dovrebbe avere la libertà di provare gli stati di cui vuole fare esperienza, a meno che essi danneggino altri individui durante quel processo (con l’eccezione della difesa personale per prevenire un danno inflitto a se stessi). Questo potrebbe risultare familiare: è un’applicazione della Golden Rule.3

Metzinger suggerisce tre criteri per determinare cosa sia uno stato di coscienza benefico:4,5

  1. Dovrebbe ridurre la sofferenza,
  2. Dovrebbe avere valore epistemico, e
  3. Dovrebbe aumentare la probabilità dell’insorgenza di altri stati benefici.

Trovo questa ipotesi abbastanza interessante, tuttavia, ci potrebbero essere stati che non soddisfano questi criteri e che potrebbero comunque essere considerati positivi da alcune persone. Invece di ricercare i criteri per ciò che è uno stato di coscienza benefico, voglio focalizzarmi sulla motivazione alla base di questa ricerca. Perché faresti una domanda come: cos’è uno stato di coscienza benefico?

La risposta sembra abbastanza scontata: la vita di ogni essere umano è fatta di una serie di stati di coscienza. Dunque, la domanda potrebbe anche essere formulata così: in quali stati di coscienza voglio vivere maggiormente la mia vita? Quali tipi di stati di coscienza rendono una vita degna di essere vissuta? Quali stati di coscienza sono desiderabili per la società?

Infine, dietro queste domande si trova una delle più grandi questioni filosofiche di tutti i tempi: cos’è una vita felice?

Il focus sugli stati di coscienza potrebbe rendere la domanda su cosa sia una vita felice più specifica e tangibile e, dunque più facile da rispondere. Molte persone diranno che non vogliono soffrire nelle proprie vite; tuttavia, tutti gli esseri umani a volte soffrono. Se si conoscesse di più su quali stati di coscienza causano sofferenza, questi stati potrebbero essere più spesso evitati. E se si conoscesse di più anche riguardo gli stati che prevengono la sofferenza, questi stati potrebbero essere coltivati. Come esempio che mostri la rilevanza pratica di questa prospettiva, considera il seguente esempio dalla ricerca sulla salute mentale.

Non c’è bisogno di dire che gli stati che portano ad un comportamento violento causano sofferenza. Ma gli esseri umani possono anche soffrire in assenza di azioni (violente) recate da altre persone. Molte forme di sofferenza possono originare dalla resistenza nei confronti della realtà, così come cercando di evitare sentimenti negativi come il lutto, il dolore, e l’inadeguatezza. Una volta che la resistenza viene sconfitta e l’individuo si arrende ai fatti che non può cambiare o alle emozioni negative, la sofferenza potrebbe paradossalmente diminuire.6

Questa interpretazione non vale per tutte le forme di sofferenza, tuttavia molti ricercatori nel campo della psichiatria e psicoterapia le danno credito.7 E alcuni di quegli stessi ricercatori hanno ipotizzato che l’”accettazione” potrebbe essere il fattore chiave nel trattamento delle malattie mentali, come la depressione.8 Questo potrebbe comprendere, tra le altre cose, l’accettazione degli aspetti difficili della vita (ad es. la mortalità), l’accettazione delle proprie emozioni, o l’accettazione del proprio carattere.

Dunque, lo stato del “lasciare andare”, “accettare”, o “arrendersi alla vita” potrebbe essere un esempio della Bewusstseinskultur applicata. Più di tutto, le persone non vogliono soffrire. Noi possiamo studiare quali stati di coscienza causano la sofferenza e quali prevengono la sofferenza. I dati dimostrano che una certa forma di sofferenza è causata dagli stati di evitamento e resistenza. Perciò, se vuoi vivere una vita con meno sofferenza, potresti decidere di coltivare gli stati caratterizzati dall’accettazione dei fatti immodificabili e arrenderti alle emozioni, invece di scegliere gli stati che comprendono evitamento e resistenza.

Processo decisionale

Una volta che un individuo ha deciso quali stati sono auspicabili, è necessario un passo ancora più importante: agire in base a quella decisione. La Bewusstseinskultur, ovvero la coltivazione sistematica di stati di coscienza benefici, si può realizzare soltanto prendendo decisioni e agendo in base ad esse.9 Decidendo quali stati di coscienza si vogliono sperimentare, allo stesso tempo si decide contro gli altri stati.

Attraverso la riflessione, si può continuamente riconoscere il proprio stato di coscienza attuale e cercare di cambiarlo con uno stato che è il più di valore possibile. Questo non deve essere confuso con il fatto di cercare compulsivamente di generare sensazioni positive.

Le decisioni sono, dunque, azioni propositive che influenzano lo stato di coscienza. Che questa influenza sia positiva o negativa dipende dall’individuo. La parola decisione (Greco: krisis) era originariamente utilizzata per descrivere il verdetto del giudice su ciò che era giusto o sbagliato.10 Per i propri stati di coscienza l’individuo ha la stessa responsabilità di un giudice in tribunale. Questo richiede di adottare un’attitudine etica e responsabile verso i propri stati di coscienza. Ritenendosi responsabile per i propri stati di coscienza, l’individuo può anche essere preparato a rimediare agli stati di coscienza negativi.

Il potere del processo decisionale e la riflessione etica costituiscono il secondo passo importante nel contesto della Bewusstseinskultur. Qui si può riconoscere il potere di guidare i propri stati di coscienza in una direzione che sia utile e benefica. Assumersi la responsabilità per i propri stati di coscienza è il punto di partenza per prendere decisioni più costruttive in futuro.

Si dovrebbe sottolineare che nella vita reale, la distinzione tra stati positivi e negativi è meno categorica, ma piuttosto graduale. Perciò, una serie di piccoli cambiamenti nello stato di coscienza può essere sufficiente per portare un cambiamento positivo. Tuttavia, il prerequisito – e questo è fondamentale – è che un certo grado di consapevolezza e responsabilità verso i propri stati sia già presente.11 Thomas Metzinger descrive questo prerequisito come autonomia mentale.12

Coltivazione

Le decisioni sono eventi. Questi eventi riflettono il fatto che è stata svolta un’azione (mentale) che ha influenzato lo stato di coscienza. Al contrario, quando pensiamo a coltivare stati desiderabili, il periodo di tempo è molto più lungo e il focus non è sul cambiare, ma sul mantenere uno stato di coscienza. La coltivazione è un’azione continua con l’intento di trasformare un certo stato di coscienza in uno stato più duraturo.

Tuttavia, è assurdo pensare che qualsiasi stato di coscienza specifico duri per sempre. Per spiegarlo più correttamente, la coltivazione ambisce ad una classe di stati simili. Per esempio, ci sono molti stati possibili in cui si è consci e consapevoli, ma questi stati possono essere distinti dal fatto che nella coscienza emergono sentimenti e pensieri diversi. Ma considerato che l’individuo vuole sviluppare “stati consapevoli”, tutti questi stati cadrebbero in questa categoria.

Un’obiezione valida a questa nozione della coltivazione potrebbe essere che, in effetti, la coltivazione consiste essenzialmente di molte decisioni consecutive. Per esempio, è irrealistico assumere che una persona deciderà soltanto una volta di assumersi la responsabilità della propria vita e coltivare questo stato per sempre dopo questa singola decisione. Piuttosto, c’è bisogno di decisioni costanti che perseguano l’obiettivo di ritornare ad uno stato di responsabilità verso sé stessi una volta che esso si sia dissipato. Presumibilmente però, grandi decisioni prese con una forte dedizione rendono più facile coltivare stati che sono in linea con questa scelta.

Ma perché ha senso mettere tutta questa enfasi sulla coltivazione? Perché preoccuparsi di trasformare un determinato stato di coscienza in uno stato più permanente? Il meccanismo descritto nella prossima sezione forse darà una risposta a questa domanda.

Neuroplasticità

Il termine neuroplasticità si riferisce a molte caratteristiche correlate del cervello. Una di queste è che le connessioni tra le cellule nervose nel cervello si adattano costantemente all’attività – anche nei cervelli adulti.13 Il cervello si riorganizza continuamente in base all’esperienza, così come alla propria attività.

A livello dei singoli neuroni, la neuroplasticità è così definita: “se l’assone della cellula A è sufficientemente vicino da eccitare la cellula B e stimolare questa cellula ripetitivamente e costantemente, un processo di crescita (o un cambiamento del metabolismo) ha luogo in una o entrambe le cellule e aumenta l’efficienza con cui la cellula A attiva la cellula B”. Da questa definizione piuttosto complessa, è stata formulata la regola di apprendimento di Hebb: ‘i neuroni che si attivano insieme, si legano insieme’.

I neuroni che sono attivati insieme si connettono progressivamente. Vale anche il contrario: i neuroni che vengono attivati insieme sempre meno eliminano le proprie connessioni. Questo è chiamato adattamento attività-dipendente. L’attività neuronale è parzialmente determinata dalle azioni umane: azioni diverse e stati di coscienza causano diversi pattern di attività. Dunque, le persone hanno un’influenza parziale sulla propria attività neuronale, e quindi anche su come le connessioni si adattano nel cervello.

Inoltre, più spesso un determinato pattern di attività è attivato, più forti diventano le connessioni neuronali che caratterizzano quello stato. Detto semplicemente: un certo stato di coscienza, se emerge ripetutamente, si stabilisce progressivamente nel cervello. Questo effetto di apprendimento ha forse dei benefici per affrontare la condizione umana?

Considerazioni

In effetti, ci sono evidenze preliminari che suggeriscono che certe pratiche di meditazione hanno un impatto a lungo termine sulla struttura del cervello e possono cambiare il modo in cui l’individuo percepisce il mondo.14 Ma l’impatto a lungo termine vale anche per altre pratiche, come la coltivazione dell’accettazione e della responsabilità?

Questo è semplicemente quello che ci suggerisce ciò che conosciamo sulla neuroplasticità, anche se non è chiaro come si possa sviluppare uno stato di accettazione e responsabilità con effetti simili agli stati meditativi. Peraltro, è facile dire che bisogna coltivare un’attitudine di accettazione verso tutti gli stati di coscienza, ma cosa significa esattamente? Come possono le persone imparare a scegliere e coltivare certi stati di coscienza?

Questo è un interrogativo per psicoterapeuti e psichiatri almeno tanto quanto lo è per i filosofi. Infatti, i noti concetti della terapia comportamentale basata sulla mindfulness15,16 possono anche essere descritti come ‘metodi per raggiungere e preservare stati di coscienza benefici’: “L’intero trattamento è programmato per evadere dai circoli depressivi della rimuginazione o per non prenderne parte in primo luogo.”

È qui che la prospettiva individuale della Bewusstseinskultur incontra la prospettiva collettiva. Ogni individuo potrebbe decidere quali stati di coscienza gli sono benefici, e potrebbe coltivare quegli stati privatamente e responsabilmente. Ma allo stesso tempo, viviamo in un mondo che può essere descritto come una realtà co-creata: le persone possono ostacolarsi o supportarsi a vicenda nel coltivare gli stati di coscienza positivi. Inoltre, ogni individuo contribuisce in una certa misura alla qualità della Bewusstseinskultur della società.

Bewusstseinskultur collettiva

Accanto al lavoro di terapisti e psichiatri ci sono anche altre fonti di guida e supporto. Ma perché l’individuo dovrebbe accettare un aiuto?

Ora è ovvio che le decisioni nei confronti degli stati di coscienza benefici sono loro stesse degli stati benefici. Questo è dovuto al fatto che un certo grado di riflessione e consapevolezza potrebbe essere necessario per scegliere stati costruttivi rispetto a quelli distruttivi. Ma è giusto dire che alcuni individui potrebbero non avere queste capacità.

Qui è dove metodi quali il mentoring potrebbero essere utili. Nella terminologia di questo lavoro, il mentoring potrebbe essere descritto come segue: le persone che praticano già con successo la Bewusstseinskultur, ovvero hanno l’esperienza e le abilità necessarie per coltivare stati benefici, supportano persone che non possiedono ancora queste abilità. I tutor esperti aiutano le persone ad aiutare loro stesse, e rappresentano modelli verso i quali gli altri possono ispirarsi. Questo incoraggia i loro allievi a coltivare stati positivi con crescente responsabilità.17

Al di là del sistema di supporto reciproco, altre forme di apprendimento interattive e pratiche potrebbero essere utili per coltivare gli stati benefici. Questo sarebbe anche in linea con il secondo criterio di Metzinger (stati vantaggiosi dovrebbero avere valore epistemico). Tra le altre cose, questo sistema potrebbe essere costituito da journal club e gruppi di discussione che si concentrano sull’espandere e approfondire la conoscenza, specialmente nel campo delle scienze della mente e del cervello, e della ricerca sulla consapevolezza.

Infatti, questo articolo educativo della MIND, così come uniMIND Project e MIND Academy, sono cresciuti esattamente per questa motivazione. Noi – come MIND Foundation – vogliamo creare degli spazi sociali e un sistema di supporto per esplorare e coltivare stati di coscienza potenzialmente benefici insieme.

È bello averti con noi!

Dichiarazione di non responsabilità: questo post sul blog è stato tradotto e modificato da volontari. I contributori non rappresentano la MIND Foundation. Se noti errori o ambiguità nella traduzione, faccelo sapere – siamo grati per qualsiasi miglioramento. Se vuoi sostenere il nostro progetto sul multilinguismo, contattaci per entrare a far parte del MIND Blog Translation Group!

Bibliografia:

  1. Metzinger, Thomas. (2006).Der Begriff einer “Bewusstseinskultur.”(p. 1–16).

  2. Fink, Sascha Benjamin. (2018). Commentary: The Concept of a Bewusstseinskultur. Frontiers in Psychology, 9.
    https://doi.org/10.3389/fpsyg.2018.00732

  3. The Holy Bible, Matthew 7:12.

  4. Simply put, a state with epistemic value enables us to gain more knowledge, to learn about more aspects of ourselves and our environment. This state may be reached by having conversations, reading or listening to information, or through direct experience of certain valuable states.

  5. Metzinger, Thomas. (2009).Der Ego-Tunnel. Berlin: Berlin Verlag GmbH. (p. 327f.).

  6. Watts, R., Day, C., Krzanowski, J., Nutt, D., & Carhart-harris, R. (2017). Patients ’ Accounts of Increased “ Connectedness ” and “ Acceptance ” After Psilocybin for Depression.Journal of Humanistic Psychology,57(5), 520–564.https://doi.org/10.1177/0022167817709585

  7. ibid.

  8. ibid.

  9. Metzinger, Thomas. (2009).Der Ego-Tunnel. Berlin: Berlin Verlag GmbH. (p. 330f.).

  10. 10. Turnherr, Urs; Hügli, A. (2007).Lexikon Existenzialismus und Existenzphilosophie. Darmstadt: WBG. (p. 68).

  11. If this degree is not given, the person is dependent on support. How this can look like is explained in the sectionCollective Bewusstseinskultur.

  12. Mental autonomy is defined by Metzinger as “the ability to establish rules for one’s own mental behavior, to select explicit goals for mental action, the ability to lead rationally and, above all, to deliberately inhibit, suspend or terminate an ongoing mental process” in Metzinger, Thomas. (2015). M-Autonomy.Journal of Consciousness Studies,22,(11), (p.270–302).

  13. Menzel, R. (1996). Neuronale Plastizität, Lernen und Gedächtnis. In R. F. Dudel, Josef; Menzel, Randolf; Schmidt (Ed.),Neurowissenschaft. Berlin/Heidelberg/u.a., (p.497f.).

  14. Millière, R., Carhart-Harris, R. L., Roseman, L., Trautwein, F. M., & Berkovich-Ohana, A. (2018). Psychedelics, meditation, and self-consciousness.Frontiers in Psychology,9(SEP). doi.org/10.3389/fpsyg.2018.01475

  15. Wengenroth, M. (2016).Das Leben annehmen. Bern: Hogrefe.

  16. Teismann, T. et al. (2012).Kognitive Verhaltenstherapie depressiven Grübelns.

  17. Like it is done in theREBOUND Prevention Program.

  18. Teismann, T. et al. (2012).Kognitive Verhaltenstherapie depressiven Grübelns. Retrieved from weekly.cnbnews.com/news/article.html


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