(Ri)Connessione
Un unico meccanismo d’azione dietro gli psichedelici?
Tradotto da Cecilia Steinwurzel, modificato da Federica Mauro
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Edito da Lucca Jaeckel & Abigail Calder
Questo post è stato presentato per il 2020 uniMIND Blog Post Award.
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“Questa connessione, è semplicemente una sensazione meravigliosa.. Questo senso di associazione, noi siamo tutti interconnessi.”1
-Da un paziente depresso dopo aver provato una dose terapeutica di Psilocibina.
Nel mondo sempre più veloce in cui viviamo, molte persone si sentono sempre più perse e lasciate indietro. Nonostante gli onnipresenti social media, i tassi di ansia e depressione continuano a crescere da anni.2 Un potenziale antidoto contro questa perdita di connessione con sé stessi e con gli altri è rappresentato dagli psichedelici, che stanno vivendo un momento di rinascimento, sia nel mondo scientifico che in medicina.3,4 Gli psichedelici offrono l’opportunità di identificare scelte di vita errate e tessere nuovi motivi pieni di significato nelle nostre reti sociali.5
Come possono le sostanze psichedeliche agire in questo modo? Nei paragrafi seguenti vi persuaderò che il principio sottostante l’azione psichedelica è la connessione – o, addirittura, la riconnessione. Questa riconnessione funziona a livelli differenti: biologico, psicologico, sociale, ed ecologico.
Facciamo un piccolo gioco di prestigio. Mettetevi in una posizione comoda e rilassata, e provate a fare quanto vi sto per dire:
Pensate al vostro cibo preferito. Immaginatene la consistenza, i differenti sapori, i colori, l’odore. Provate ad immergervi completamente nell’esperienza deliziosa che questa pietanza vi provoca.
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Bel trucco, no? Il vostro cervello ha creato una sorta di realtà virtuale senza il bisogno di visori speciali! Questa realtà virtuale, il cibo che stavate immaginando circa 10 secondi fa, è generata da neuroni del vostro cervello tra loro inter-connessi. Con questo esempio in mente, diamo un occhio a come questa connessione tra i neuroni può aiutarci a capire la depressione.
La depressione è associata, tra le altre cose, ad un cambio di connettività neuronale, in aree del cervello che appartengono a quella che i neuro-scienziati chiamano default mode network (DMN).6 Questo network, come suggerisce il nome, si attiva quando non stiamo facendo nulla di specifico: per esempio quando sogniamo ad occhi aperti, pensiamo a noi stessi, o lasciamo la nostra mente libera di vagare. D’altra parte, quando siamo coinvolti in compiti che richiedono di porre la nostra attenzione su uno specifico stimolo esterno a noi, l’attività di questo circuito diventa meno intensa e altre aree del cervello diventano più attive. Questa fluidità nella nostra connettività funzionale è segno di una mente sana.
Nei pazienti depressi, tuttavia, questa fluidità viene sostituita da una crescente rigidità. I processi cognitivi del paziente si concentrano drammaticamente e costantemente su pattern di pensieri negativi, in particolare riguardanti sé stessi.7 Parimenti, provare ad immaginare qualcosa di piacevole, come per esempio il proprio cibo preferito, diventa sempre più difficile, poiché il pensiero è incastrato in un costante ciclo di negatività.
Gli psichedelici, e qui sta il loro fascino, sono in grado di indebolire la rigidità del DMN, permettendo così a differenti aree del cervello di acquisire nuovamente una connettività che assomigli ad una dinamica sana.8,9 Infatti, i composti psichedelici sembrano agire incentivando le connessioni nervose, perfino a livello molecolare.10 Questo significa che potrebbero essere in grado di riconnettere circuiti neuronali che si sono via via persi durante il periodo di depressione.11 È possibile apprezzare come questo effetto sulla connettività neurale si traduca in un maggior senso di benessere per il paziente, valutando…
Il team di ricerca guidato dal Prof. Carrhart-Harris, in una delle sue pubblicazioni scientifiche, ha definito l’ego, a grandi linee, come ‘la sensazione di possedere un’identità, una personalità immutabile; più semplicemente, l’ego è il nostro senso del sé’.12 Per ognuno di noi, il senso del sé include un’ampia gamma di processi mentali: la sensazione di avere un corpo, il ricordo delle esperienze passate, la capacità di provare emozioni, o di pianificare il futuro. Avere un ego associato a questi processi mentali normalmente non rappresenta un problema. Disordini come la depressione sembrano nascere quando l’ego prende prepotentemente la guida della nostra vita cognitiva, orientandoci verso pensieri negativi ad ogni opportunità. L’identificazione di questi pensieri (negativi) con il senso del sé è tanto falsa e illusoria quanto identificare l’immagine dell’oggetto con l’oggetto stesso che l’immagine rappresenta, come splendidamente illustrato da Renè Magritte nel suo famoso dipinto: ‘’Il tradimento delle immagini’’.
Figura 1: ‘’Il tradimento delle immagini’’, di René Magritte, 1929.
Più semplicemente: così come non c’è una pipa nella figura, ma solo la sua rappresentazione, non c’è sé o ego in un pensiero.
Il prof. Carrhart-Harris e il suo team ipotizzano che la funzione della DMN sia correlata con la funzionalità dell’ego. Egli infatti scrive:
‘Più nello specifico, proponiamo che la connettività funzionale della DMN durante le analisi dell’attività cerebrale a riposo e l’attività oscillatoria sincrona e spontanea della PCC (Corteccia cingolata posteriore) in particolare nella banda di frequenza alpha (8-13 Hz), possano essere trattati come i correlati neurali dell’integrità dell’ego.’
Questo significa che il nostro senso del sé è associato con l’attività presente in un circuito neuronale funzionale (la DMN, appunto), tenuta insieme da un’attività di tipo alpha, formando un pattern ben orchestrato (l’attività oscillatoria sincrona). Come spiegato prima, un cervello depresso è parzialmente caratterizzato da una DMN troppo rigida, il che si traduce, materialmente, nel pesante carico psicologico che questi pazienti sopportano. Cosa succederebbe se, temporaneamente, gli psichedelici fossero in grado di tagliare i fili che tengono insieme l’ego? Un paziente depresso sottoposto a psicoterapia assistita con psilocibina ci fornisce la risposta:
‘Questa connessione, è un sentimento così adorabile…questo senso di connessione, siamo tutti interconnessi!’ (Mascio, 52 anni).1
Una possibile spiegazione per questo aumentato senso di connessione è che gli psichedelici portino il cervello in uno stato di più alta entropia, cioè una situazione nella quale aumentano le possibili connessioni tra aree diverse. Questi composti sembrano indurre un collasso dell’usuale pattern di attivazione della DMN e, di conseguenza, dell’ego esperito usualmente dal singolo individuo (vedi Figura 2).12,13 Una conseguenza di questo stato sembra proprio essere un più profondo senso di connessione con l’ambiente circostante. Questo ambiente può essere inteso sia come l’insieme delle altre persone (la società) che la natura che ci circonda (l’ecologia).
Figura 2: Confronto tra I pattern di connettività funzionale della corteccia visiva primaria a riposo, durante placebo e con LSD.
La massima “turn on, tune in, drop out” (‘accenditi, sintonizzati, lasciati andare’) di Timoty Leary è stata la triade più famosa della contro-cultura degli anni ’60, e ha trascinato moltissime persone nel nuovo regno dell’esperienza psichedelica. Se da una parte le implicazioni politiche di questa dichiarazione sono controverse, recenti studi gettano luce sul motivo per il quale questa frase, in combinazione con gli psichedelici, ha avuto questo successo. Recenti ricerche di psicologia hanno mostrato che l’LSD cambia la cognizione sociale stimolando l’apertura mentale, la fiducia, l’empatia, il comportamento sociale, il desiderio di stare con altre persone, la percezione di essere vicini agli altri15,16. Non dovrebbe sorprenderci il fatto che persone che hanno condiviso questa prima, ignota, profonda, diversa percezione di loro stessi con altri, si ritrovino a discutere di come una nuova, migliore società, potrebbe essere istituita.
La tragedia è stata che la scoperta dell’LSD aveva solo 30 anni, e che i rituali psichedelici non sono nati insieme a un manuale di gestione del rischio. Il promesso effetto liberatorio sulla mente ha avuto così tanto fascino che molte persone hanno preso gli psichedelici in modo irresponsabile, e questo, a sua volta, ha portato alla denuncia politica dei composti psichedelici da parte dell’amministrazione di Richard Nixon17. Come tutto questo si è concluso è ben documentato: la ricerca scientifica sulle possibili applicazioni terapeutiche degli psichedelici è stata interrotta per diverse decadi.18,19
Oggi, ci sono segnali che l’uso degli psichedelici in ambiente medico e per scopi ricreativi stia lentamente venendo decriminalizzato negli USA.20,21 Non dovremmo perdere l’opportunità di discutere come implementare questi strumenti per lo sviluppo personale e sociale nella nostra cultura prima che l’ondata di decriminalizzazione raggiunga l’Europa. In questo modo, possiamo provare ad evitare la mancanza di cautela che ha ostacolato l’integrazione responsabile degli psichedelici nella società nelle generazioni precedenti. Forse, e ancor più fondamentale, l’introduzione sicura dell’esperienza psichedelica nella nostra società potrebbe permetterci di riconnetterci al..
Come si collegano tra loro gli psichedelici e le questioni ecologiche? Qualcuno sostiene che i composti psichedelici possano aumentare il senso di connessione con la natura dissolvendo i confini dell’ego, e portando l’inclusione della natura nel proprio senso di identità.22 Questo effetto è ben descritto nella seguente descrizione di un paziente:
‘Prima dell’esperienza psichedelica mi piaceva la natura, ora mi sento come se ne fossi parte. Prima, la guardavo come se fosse una cosa a sé stante, come la tv, o un quadro. Ma tu ne sei parte, non c’è separazione o distinzione, tu sei la natura.’23
Si accumulano sempre più prove a supporto della teoria che gli psichedelici aumentano il senso di connessione con la natura. In un piccolo studio che coinvolgeva pazienti con depressione resistente al trattamento farmacologico, dopo l’amministrazione di psilocibina e fino a 12 mesi dopo, sono aumentati il senso di connessione con la natura e diminuito l’autoritarismo, rispettivamente.24 In più, in un grande studio online sulla popolazione generale, i partecipanti hanno riportato che il loro uso di psichedelici aveva aumentato il loro senso di identificazione con la natura, il che, di conseguenza, si associa con un comportamento a difesa dell’ambiente.25 Un ulteriore studio riporta che attitudini inerenti e credenze personali, come i tratti di personalità di apertura mentale e visioni politiche più liberali, sono positivamente associate con l’ingestione di psichedelici, anche se l’ampiezza di questo effetto non dovrebbe essere sovrastimato.26
È tutt’ora argomento di discussione se la relazione tra senso di connessione con la natura e sostanze psichedeliche sia causale o correlazionale. Tuttavia, alcuni studi preliminari indicano che, in aggiunta agli effetti positivi sugli individui sani, l’esposizione durante trattamenti per la depressione può aumentare considerevolmente i tassi di successo. Una raccolta di risultati che affrontano più in dettaglio il rapporto tra psichedelici e senso di connessione con la natura può essere facilmente reperito altrove.27
Nel crescente numero di studi che riguardano gli psichedelici usciti negli ultimi venti anni, la connessione è un tema ricorrente. Gli psichedelici facilitano la creazione di nuove connessioni tra neuroni, e questo si traduce in un più alto livello di comunicazione tra alcune aree del cervello. Questo effetto potrebbe rappresentare il nucleo dell’effetto antidepressivo degli psichedelici, e, potenzialmente, anche il nucleo del loro potenziale terapeutico in generale.
Nel romanzo ‘Island’ di Aldous Huxley, una società utopistica costruisce le sue credenze ecologiche usando funghi psichedelici. Allo stesso modo, l’uso informato di psichedelici potrebbe aiutare le persone a riconnettersi al loro contesto sociale e all’ambiente circostante. Se continuiamo a esaminare, in modo critico e con cautela, i progressi scientifici e i cambi legislativi che riguardano gli psichedelici, possiamo arrivare vicino alla visione della MIND Foundation: costruire un mondo più sano e più connesso.
Questo post è stato presentato al premio uniMIND blog post, in cui i membri dei gruppi uniMIND di tutta Europa presentano saggi al MIND Blog. Christoph è membro e coordinatore del gruppo uniMIND di Zurigo.
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